«La bellezza è uno strumento tramite il quale i maschi assoggettano le femmine, non già un mezzo per cantarle. Peggio: con la bellezza i maschi giudicano e costringono le femmine in un cliché immobile».
Gli uomini hanno usato la bellezza contro le donne: ne hanno fatto per loro una gabbia, un obbligo di sopravvivenza, una patente, il viatico per conquistare un’aura mitica, uno scafandro angelico per giungere più rapidamente a Dio. Le donne ne sono sempre state vittima e quelle che si sono ribellate, spesso, hanno perso la sfida.
Cleopatra e il serpente racconta le storie, le leggende e l’iconografia di alcune delle protagoniste di questa millenaria battaglia: donne che hanno combattuto contro la loro bellezza o donne che l’hanno subita. Donne vere o immaginate, indifferentemente: comunque, soggetti che hanno assunto un ruolo “mitico” e hanno lasciato germi di sé (e della loro battaglia) nell’immaginario comune tramite la creatività (dei maschi, per lo più). Da Elena di Troia a Circe, da Cleopatra a Elisabetta Tudor, da Ofelia a Célimène, da Paolina Borghese a Sarah Bernhardt, da Dora Maar a Marilyn Monroe e tante altre: donne-simbolo che hanno lasciato un segno indelebile nell’arte, nel teatro, nel cinema, nella letteratura. Ma sempre mediate dall’immaginazione maschile.
La tesi di questo libro è che le donne rappresentino, nei secoli, un universo tangibilmente soccombente che i maschi si concedono il lusso di rappresentare con falsa devozione letteraria. Il racconto di belle e ribelli, quasi sempre, è funzionale al patriarcale primato di chi concede alla vittima l’onore delle armi. E qui – in questo libro che mescola riferimenti all’arte figurativa, al cinema e al teatro – queste battaglie sono raccontate per come si sono conficcate nell’immaginario comune, verità e menzogne comprese.
Elliot edizioni, 230 pagine, 19 Euro
Isbn 9788892763166